Il Terzo Centenario visto dal  Presidente Mario Botta

Trecento anni e non dimostrarli…al 15 gennaio 1721 risale la prima convocazione di quello che oggi chiameremmo Consiglio di Amministrazione della Congregazione di Carità, istituzione creata con il compito di “sbandire”  cioè di eliminare la “mendicità” dal territorio del Regno Sabaudo, così come prevedeva l’editto del decennio precedente di Vittorio Amedeo II°. Lo scopo forse non era del tutto umanitario ma principalmente politico, cioè evitare disordini e moti popolari prodotti dalla povertà dilagante.

Ma lontano da me il voler addentrarmi in ambiti storiografici che non mi competono ma che saranno oggetto di ampia trattazione in articoli specifici che appariranno nei prossimi mesi.

Certo è che questa struttura, che oggi rappresenta una delle Case di Riposo più antiche e più grandi del Piemonte (se non della intera nazione), è unica ad aver   saputo mantenere e rafforzare nel corso di questi tre secoli la sua destinazione iniziale. Ha conosciuto guerre e rivoluzioni, ha superato calamità naturali e sociali, ha  vissuto  dominazioni  come  quella  napoleonica  e trasformazioni politiche  fino  alla nascita  della attuale Repubblica, è passata  attraverso pestilenze  ed epidemie,  si  è  trasformata  in ospedale  militare,  è  stata  scuola  ed  ha  accolto migranti, ha ricevuto trasformazioni strutturali anche importanti come la costruzione della  Residenza Alberghiera, ma sempre  ha  saputo  mantenere  la sua  connotazione di luogo  destinato ad avere al centro l’umanità fragile, i poveri e gli orfani, gli emarginati ed i malati, ad essere  il  riferimento  per  tutta  la Comunità per  qualsiasi  forma  di  disagio fisico, mentale, sociale.  E  la  comunità  Casalese  e del Monferrato ha  sempre  riconosciuto  questo  ruolo  centrale  di solidarietà e di umanità:  ha  offerto alla sua amministrazione  ed  alla  sua  gestione le  menti  più belle ed illuminate  della   sua società  civile  e  del mondo ecclesiastico:  avvocati , notai , insegnanti, professionisti, commercianti , vescovi , sacerdoti, uomini  di  cultura  e di scienza, uomini  e donne  di  buona volontà, tutti  accumunati nella  visione  di far coincidere la  saggia  ed onesta  amministrazione  alla  disponibilità verso l’umanità sofferente. Ma soprattutto la Comunità casalese e monferrina ha sempre considerato questa struttura come un bene proprio della Collettività ed ha sempre contribuito in modo anche sostanzioso a dare e trovare i finanziamenti necessari al completamento della sua costruzione ed al supporto alla sua gestione. E’ una storia di benefattori, ricchi ed umili, socialmente importanti o comuni cittadini, che sono di esempio per continuare a fare bene anche nel nostro tempo.  E proprio in base a questi concetti ed alla sua caratterizzazione come bene pubblico, l’IPAB Casa di Riposo e di Ricovero ha avuto la sua ultima trasformazione istituzionale diventando alla fine del 2018 Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, assumendo il nome di “ASPS Ospitalità CDR Casale”.  E del nome voglio ancora sottolineare, in un mondo come quello delle RSA italiane che è per l’80% privato, il ruolo pubblico, con tutte le maggiori difficoltà gestionali che questo comporta, ma con l’insostituibile valore aggiunto politico ed etico di essere parte di una Comunità ed a questa riferirsi.

Attualmente Ospitalità CDR Casale è guidata da un Consiglio di Amministrazione composto da 5 membri, di cui uno (Pier Luigi Pilotti) di nomina da parte dei Soci  Sostenitori, Associazione che fin dalla fine dell’Ottocento, svolge attività di sostegno a favore della struttura e 4 (Botta Mario, Luigi Cappelletto, Fabrizio Giampaoli, Paola Luparia) nominati dal Sindaco del Comune di Casale Monferrato. l’Azienda oggi è costituita dalla sede storica che dispone di 144 posti, suddivisi in 6 Nuclei, per Ospiti non autosufficienti, dalla struttura residenziale di via Cavour – ora Residenza Giumelli – con 80 posti per anziani autosufficienti e dalla Comunità psichiatrica di Casale Popolo, dotata di 20 posti letto.

E’ diretta, in attesa dell’espletamento del concorso per Direttore, dal Dr. Dario Gallon, ha come Direttore Sanitario la  Dr.ssa Lucia Casalone e dispone di 43 dipendenti in ambito sanitario ed assistenziale coordinati dalla dr.ssa Elena Milanesi e di 10  dipendenti amministrativi ai quali si aggiungono i dipendenti delle rispettive Cooperative alle quali sono assegnate la gestione dei nuclei del primo piano della struttura, dei servizi (lavanderia, pulizia, portineria, manutenzione) e la  ristorazione.

Il Consiglio direttivo che ho l’onore di presiedere, seguendo lo spirito, l’insegnamento e l’esempio di tutti quelli che lo hanno preceduto ha lavorato e lavora in modo coeso e, pur nel confronto e nella dialettica, sempre con espressione unanime ed in piena sintonia e cooperazione con l’Amministrazione Comunale, avendo come primario ed esclusivo interesse della Azienda il miglioramento della assistenza agli Ospiti.

Trecento anni!! Certo avremmo voluto festeggiarli in modo più appariscente ed importante: eventi, celebrazioni, discorsi, brindisi, convegni.  Purtroppo le misure di contenimento della diffusione della pandemia virale impediscono manifestazioni in presenza, ma il nostro programma, che si svolgerà nel corso di tutto l’anno, è molto ricco: sono previsti video ed articoli con la storia della Casa di Riposo suddivisa per secoli, con il racconto di eventi, personaggi, emergenze, soluzioni. Saranno programmati concerti, spettacoli musicali e di danza, con personaggi famosi ed artisti popolari; si proporranno gli amarcord cioè le favole diventate storia, la pittura e le immagini fotografiche a narrare il tempo che passa, l’arte della cucina a rincorrere i gusti della tradizione, i giovani a confronto con il mondo degli anziani.

Ma la storia non è solo racconto sia pur appassionato del passato o celebrazione del presente, ma la storia porta con se i germi del futuro: certo che non è facile disegnare o prevedere il futuro di questa Azienda, ma a volte serve anche scrivere il libro dei sogni e provare ad immaginare la Assistenza e la Sanità del domani, o almeno quella che vorremmo realizzata.

Certamente come primo evento vorrei poter vedere conclusa l’emergenza Covid-19 con la vaccinazione di tutti gli ospiti idonei e di tutto il personale in modo da poter riprendere il percorso verso quella normalità di relazioni e di vita che tutti auspichiamo.

Tra i desideri più prospettici da esprimere allo spegnimento delle 300 candeline sicuramente inserisco il miglioramento di questi tre ambiti: le risorse umane, con la modifica della intensità di assistenza oggi regolata da un rigido e desueto minutaggio e finalmente basata sul valore della necessità dell’ospite, con l’incremento della dotazione di personale in costante aggiornamento nella formazione e nelle mansioni (OSS, medico di nucleo, medico di struttura) e il potenziamento  del numero e della attività del personale specialista (fisioterapisti, psicologi, animatori, podologici , terapisti del dolore, ecc.)e con interventi mirati al sostegno della salute mentale; le risorse edilizie con l’efficientamento energetico, il condizionamento ambientale, la razionalizzazione degli spazi, il miglioramento della disponibilità alberghiera, la gestione degli spazi attualmente non usufruiti; le risorse organizzative che  riassumono e completano  le precedenti. In  altri termini,  mi  piacerebbe  vedere questa struttura,  che  da 300  anni  si  occupa del prendersi cura,  come il centro  attorno a cui ruota l’assistenza territoriale della nostra Comunità in stretta collaborazione ed in un  flusso continuo con l’assistenza ospedaliera e  con la capacità di aprirsi  e di uscire  dalle proprie mura  per raggiungere il territorio  e  con  questo e con le forze che nel territorio agiscono (Comune, Servizio socio assistenziale, MMG, ADI, SERT)  e di integrarsi in una  visione  globale  (D.H. assistenziale, centro diurno, RSA aperta, centro di accoglienza, ambulatorio specialistico per anziani ed indigenti,  dormitorio, mensa sociale, distribuzione pasti al domicilio, assistenza farmacologica e  distribuzione farmaci, centro di lavoro guidato, centro occupazionale a valenza psichiatrica, ecc.). In  questa ottica  non solo assistenza ma anche  cultura, declinata in tutte le sfaccettature che trecento anni  di storia possono offrire alla  Comunità.

Mi piacerebbe vedere una “Sanità ed una Assistenza Amica” in grado di dare una risposta solidale, universalistica ed efficace alla non-autosufficienza.

Sono temi impegnativi ed anche ambiziosi che lasciamo al nostro tempo ed al tempo che verrà, facendo nostre le parole di chi è Maestro “…ovunque tu sia, costruisci !! .. e soprattutto sogna….. Non aver paura di sognare.. “ (Papa Francesco 20/9/2017)