Perché festeggiare il Terzo Centenario
Dalla Congregazione di Carità all’attuale APSP Ospitalità CDR Casale, in questi 300 anni i corsi e ricorsi della storia hanno segnato un lungo cammino, irto di ostacoli ma anche di esemplarità, che hanno reso questo luogo un grande palcoscenico calcato da piedi in eleganti calzature (re, governatori, aristocratici, vescovi, famosi architetti e benefattori) e piedi scalzi o poveramente calzati (poveri, ammalati, orfanelli, esposti, alienati).
Se già in fase progettuale a inizio 2020 si pensava ad un Centenario non meramente celebrativo, ma che valorizzasse la storia dell’Ente, la più antica casa di riposo del Piemonte e tra le più antiche in Italia, con una visione di lettura del presente e di progettualità del futuro, l’emergenza Covid e la difficile esperienza scaturita hanno accentuato ulteriormente questa percezione.
La storia e gli esempi del passato sono strumenti di interpretazione e lettura del presente, sono portatori di speranza e forza nell’affrontare le difficoltà attuali e del futuro.
Dalla fondazione della Congregazione di Carità il 15 gennaio 1721, per sopperire al bisogno di soccorso della “Mendicità sbandita” si è risposto ripetutamente alle necessità della comunità; si sono affrontati disagi, povertà, epidemie, trasformazioni politiche, difficoltà amministrative e istituzionali, cercando forze, sinergie nuove e costruendo architetture fisiche e di pensiero. Protagonista non solo un luogo (costruito a pochi anni dalla fondazione) ma soprattutto le persone che con la loro forza di volontà ma anche i limiti e le possibilità dell’essere uomini del loro tempo, hanno fondato, difeso, progettato, lottato per porre l’umanità debole, povera, malata, orfana, ai margini della società al centro dei loro sforzi per riportarli alla condizione di dignità umana. Cardini di questo processo sono stati il progredire della scienza medica e delle sue sperimentazioni, l’evolversi del pensiero sociale e umano(?), il senso di consapevolezza del proprio ruolo delle istituzioni (?), la tenacia dei monferrini che non hanno mai cessato di lottare.
Le carte dell’archivio più antiche raccontano di uomini socialmente importanti che più volte in questa storia si sono inginocchiati davanti al Re per avere i finanziamenti per finire la costruzione, che alla domenica facevano al questua del pane da dare ai poveri, che si assumevano la responsabilità di compiti amministrativi (Deputati dei Vergognosi, Avvocati dei Poveri, Tesorieri, Direttori di Elezione) e di uomini più “feriali” che ritrovavano la dignità di persona apprendendo un mestiere nei laboratori e inserendosi nella società; i registri dell’epoca più moderna narrano dell’impegno per adeguare gli spazi e le attività alla trasformazione della società neoindustriale, con la creazione del Ricovero di Mendicità, l’ampliamento della struttura, la chiusura degli archi con grandi vetrate, il potenziamento dell’educazione degli orfanelli con la Scuola di Agraria e di Musica; nel sec. XX le prime pagine patinate illustrano la creazione del Pensionato Civile frutto di una società che allunga le aspettative di vita. La documentazione contemporanea racconta la trasformazione degli spazi interni in adeguamento al nuovo pensiero di attenzione alla persona con i grandi cameroni che si parcellizzano in nuclei colorati con stanze accoglienti per uno/due ospiti e le attività di terapia (fisioterapica, arteterapia, musicoterapia..) e di laboratori didattici che rendono più liete le giornate degli ospiti.
Le pagine del 2020 non sono ancora archiviate, appartengono all’archivio più che mai corrente! Decreti, circolari, protocolli, DPCM, istruzioni e ordini di servizio in costante evoluzione sono ancora sulle scrivanie pronte all’uso. Raccontano i giorni ancora difficili ma che torneranno sereni, come la storia di questi 300 anni insegna